Trisha Baga

Gravity
2013/11/16

La ricerca di Trisha Baga è contraddistinta da una poliedricità di linguaggi che spaziano dalla performance al video, dalla pittura alla scultura al 3D stereoscopico, e dalla costruzione di immaginari stratificati che implicano un coinvolgimento plurisensoriale dello spettatore. L’approccio sperimentale alla base del suo lavoro la avvicina ad artisti pionieri della ricerca video, per l’estrema libertà dei riferimenti e delle visioni prodotte, che passano fluidamente dal sogno alla realtà, dall’indagine sociale alla storia, dal mito all’immaginario pop. Attraverso le sue articolate “composizioni” dove casualità e intenzionalità si intrecciano senza soluzione di continuità, Trisha Baga genera un vortice di informazioni che sfida le capacità cognitive, nell’intento di amplificarne il potenziale e di decostruire ogni tipo di gerarchia, sia essa visiva o valoriale. Consapevole delle potenzialità inclusive del video, l’artista crea sovrapposizioni tra opere cinematografiche, pittoriche, scultoree, fotografiche e sonore, lavori amatoriali e materiale d’archivio, collocandoli all’interno di un campo audio-visivo multisfaccettato e immersivo. Una particolare “tecnica mista” che nasce dal desiderio di aprirsi al mondo e a tutti i modi immaginabili di rappresentarlo. Trisha Baga lavora utilizzando tutto ciò che la circonda: soggetti ricorrenti nei suoi video sono personaggi della cultura popolare e mediatica, amici e persone che fanno parte della sua vita, così come le complesse installazioni sono sempre fatte di oggetti e materiali che l’artista ha a portata di mano, organizzati poi in composizioni ritmiche che nascono dall’improvvisazione e vivono di un ricercato senso di precarietà e transitorietà. 

Gravity, che mutua il titolo dal nuovo film 3D di Alfonso Cuarón, è un intervento site-specific che trasforma lo spazio di Peep-Hole in un articolato paesaggio fatto di proiezioni, oggetti, e dipinti. La combinazione di questi elementi sviluppa una narrazione frammentata in cui le relazioni tra individui e oggetti, tra l’utilizzo di un linguaggio e un altro, si intersecano generando una polifonia di ambienti e materiali di grande potenza evocativa. La mostra è composta da un insieme di oggetti trovati e oggetti costruiti, e dall’ampio spettro di possibilità che esiste tra questi due poli: riprese video, immagini e suoni che provengono dallo studio dell’artista, dalla strada e dal computer. Il modo in cui questi elementi si compongono nello spazio diventa esemplificativo della pratica dell’artista di creare video 3D con un approccio artigianale: un processo che parte dalla materia creando numerosi sottoprodotti, riconfigurati nello spazio come una sorta di inventario che documenta ogni fase dell’intero processo, un corpo astratto che esiste attraverso la memoria di vari frammenti. Dall’accumulo di oggetti e materiali che affollano la prima stanza, si passa progressivamente ad un ambiente sempre più rarefatto, fino all’ultima stanza dove tutto confluisce nella proiezione del film Other Gravity, 2013. Un percorso che segna il passaggio dalla materia alla sua rappresentazione, dalla fisicità di un corpo all’astrazione della sua immagine. La molteplicità delle fonti riconoscibili nella mostra – dal cinema hollywoodiano al museo delle cere, da David Bowie a Picasso, dal Metropolitan Museum of Art di New York a paesaggi urbani e scene di vita quotidiana – non sono da considerarsi dei “riferimenti” quanto piuttosto la serie indistinta di “materiali” utilizzati per comporre uno scenario immaginifico e poetico, dove non esistono gerarchie e dove ogni singolo elemento ha lo stesso peso, la stessa “gravità” di un altro. Il video che mostra Picasso mentre guarda la celebre serie televisiva Sex and the City ne è l’emblema. Picasso diventa un personaggio qualunque, al pari del cane, della bottiglia o del fiore che appaiono nei film. L’icona dell’arte del Novecento è usata come un colore, una forma, uno strumento che ha la stessa gravità di qualsiasi altro corpo. La videocamera di Trisha Baga non procede in modo selettivo: registra tutto quello che accade intorno e su questo “accumulo di rappresentazione” – come lo definisce l’artista – Baga interviene creando il collante che tiene insieme tutte queste cose. La gravità come legante naturale diventa metafora di questo intervento, così come della forza di attrazione tra due corpi, del desiderio, del magnetismo che avvicina e riconduce ogni cosa a un’altra.

Trisha Baga (Venice, Florida, USA, 1985. Vive e lavora a New York) ha ricevuto il BFA (Bachelor of Fine Arts) nel 2007 presso la Cooper Union School of Art di New York. Nel 2010 ha conseguito il MFA (Master in Fine Arts) presso la Milton Avery Graduate School of the Arts, Bard College, di New York. Tra le mostre più recenti:  Florida, Société, Berlino, Hercules Radio, Frieze Sounds Program, New York, 2013; The Biggest Circle, Greene Naftali Gallery, New York; Rock, Vilma God, Londra; New Pictures of Common Objects, MoMA PS1, New York; Plymouth Rock 2, Whitney Museum of American Art, New York; Holiday, Dundee Contemporary Arts, Dundee; World Peace, Kunstverein, Monaco di Baviera; Pedestrian Mysticism (performance), Cornerhouse, Manchester, 2012; Performative Screening, Electronic Arts Intermix, New York; 14 & 14, The Lipstick Building, New York; Rectangle with the Sound of its Own Making, The Fourth Wall at Vox Populi, Philadelphia; Alias Bunker Sztuki, Contemporary Art Museum, Cracovia, 2011. Trisha Baga è parte della 12th Biennale de Lyon Meanwhile… Suddenly and Then, Lione, Francia, 2013.

01. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

02. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra (particolare)

03. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra (particolare)

04. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

05. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

06. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

07. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra (particolare)

08. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra (particolare)

09. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

10. Trisha Baga, Gravity
Veduta della mostra

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