Anna Franceschini
Anna Franceschini utilizza il mezzo cinematografico come un dispositivo simbolico ed evocativo attraverso cui definisce una poetica cristallina dellʼimmagine in movimento. La sua ricerca tende verso un “cinema puro” e si avvale delle strutture e dei linguaggi dell’arte per esprimere un omaggio al cinema delle origini e a quello sperimentale nelle sue principali linee espressive e teoriche: arte dellʼimmagine, scrittura visiva astratta e concettuale, libertà dai vincoli narrativi. Nel suo lavoro lʼartista esclude quasi completamente la figura umana per concentrarsi su luoghi e oggetti che diventano terreno dʼindagine dellʼenigma dellʼesistenza.
“Se proviamo a concepire la mostra come un’idea filmica frammentata, sparsa e poi riconcentrata, è facile rendersi conto che la storia non inizia mai: le tre proiezioni come reificazioni dei tre atti tragici e il monitor sul mezzanino come un’angelica, interminabile ‘The End’. Le macchine, celibi e un po’ innocenti, entrano in scena, dal buio alla luce, voilà. Tendine, ribalte e sipari. Tentano un’azione, recitano una parte. I movimenti sono ancora rigidi, mai rilassati, come nelle prime prove di una pièce. ‘La recitazione è così macchinosa, mon chers amis!’, mai lamentela di regista fu più letterale. La colonna sonora non vuole essere da meno: quattro note di un tema che non udiremo mai, il melodioso suono dell’arpa, imitato da un computer, si mescola a stantuffi, clangori e scatti metallici. Un eterno incipit hitchcockiano, il meccanismo della suspence vanificato dal suo costante riproporsi, sempre uguale, per sempre. Un’entrata in azione/scena, sempre uguale a se stessa, senza fine e senza uno scopo, se non quello di muoversi e muoversi ancora, per poi fermarsi.” (AF)
Per la sua mostra personale da Peep-Hole Anna Franceschini ha realizzato una nuova opera filmica, The Stuffed Shirt. Il lavoro, il cui titolo in italiano potrebbe tradursi come Il Pallone Gonfiato, si rifà a unʼespressione idiomatica ormai poco utilizzata ed ha per protagonista un dressman, una macchina stiratrice automatica utilizzata nelle stirerie industriali per eliminare le pieghe da camicie e pantaloni. Il dressman riempie le camicie di vita fino a farle quasi esplodere, le spinge all’estremo limite, fino a una sorta di arresto cardiaco che provoca il collasso dell’indumento. Lʼartista usa la macchina da presa come un rianimatore, una sorta di dispositivo cuore-polmoni dellʼimmagine in movimento: attraverso una macchina – la cinepresa 16mm – per brevi e ripetuti istanti Franceschini restituisce una fugace umanizzazione a unʼaltra macchina – la stiratrice. Come nei vecchi trickfilm la ripetizione di un gesto portato al suo parossismo provoca ilarità e disagio allo stesso tempo. Si crea un’empatia con l’oggetto animato, ma anche una specie di timore per questa creatura semi-meccanica, semimorta, attore non umano dall’imbarazzante e ingombrante presenza. L’opera è composta da film girati in pellicola e riversati in digitale la cui componente sonora, puro field recording, lavorerà per sovrapposizioni andando a saturare vaporosamente lo spazio.
Anna Franceschini (Pavia 1979, vive e lavora a Bruxelles) ha conseguito, nel 2006, un Master in Televisione, Cinema e Produzione Multimediale presso L’università IULM di Milano e, successivamente, una borsa di ricerca post-laurea in Storia e Critica del Cinema Italiano. I suoi video e film sono stati selezionati in numerosi Festival di cinema tra i quali il 60ʼLocarno Film Festival (2008) e TFF/Torino Film Festival (2008). Ha preso parte a numerose mostre collettive tra cui: The Flying carpets, Villa Medici, Roma (2012), A text is a thing, Vistamare/Benedetta Spalletti, Pescara (2011), TheEleventh Hour, Futura, Praga (2011), Videoreport Italia 2008-09, GC.AC., Monfalcone (2010). Tra le mostre personali e duo shows si segnalano: Halation, Objectif Exhibitions, Anversa (2012), Subjective projektionen: Anna Franceschini, Bielefelder Kunstverein, Bielefelder (2012); Thea Ddjordjatze: quite speech in wide circulation / Screening room: Anna Franceschini, Kiosk Gallery – Gent (2011). Nel 2011 ha ottenuto la menzione speciale del premio Ariane de Rothschild, Milano; per il 2012 è la vincitrice del Premio Fondazione Casoli, Fabriano e del Premio New York. Residenze a cui ha preso parte includono la Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam (2009-2010), VIR / Viafarini In Residence, Milano (2011). Il suo lavoro fa parte di importanti collezioni pubbliche come quella del Museé National d’art Moderne / Centre Georges Pompidou, Parigi e il Museo MACRO, Roma.
01. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara
02. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara
03. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara
04. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara