Anna Franceschini

The Stuffed Shirt
2012/11/10

Anna Franceschini utilizza il mezzo cinematografico come un dispositivo simbolico ed evocativo attraverso cui definisce una poetica cristallina dellʼimmagine in movimento. La sua ricerca tende verso un “cinema puro” e si avvale delle strutture e dei linguaggi dell’arte per esprimere un omaggio al cinema delle origini e a quello sperimentale nelle sue principali linee espressive e teoriche: arte dellʼimmagine, scrittura visiva astratta e concettuale, libertà dai vincoli narrativi. Nel suo lavoro lʼartista esclude quasi completamente la figura umana per concentrarsi su luoghi e oggetti che diventano terreno dʼindagine dellʼenigma dellʼesistenza.

“Se proviamo a concepire la mostra come un’idea filmica frammentata, sparsa e poi riconcentrata, è facile rendersi conto che la storia non inizia mai: le tre proiezioni come reificazioni dei tre atti tragici e il monitor sul mezzanino come un’angelica, interminabile ‘The End’. Le macchine, celibi e un po’ innocenti, entrano in scena, dal buio alla luce, voilà. Tendine, ribalte e sipari. Tentano un’azione, recitano una parte. I movimenti sono ancora rigidi, mai rilassati, come nelle prime prove di una pièce. ‘La recitazione è così macchinosa, mon chers amis!’, mai lamentela di regista fu più letterale. La colonna sonora non vuole essere da meno: quattro note di un tema che non udiremo mai, il melodioso suono dell’arpa, imitato da un computer, si mescola a stantuffi, clangori e scatti metallici. Un eterno incipit hitchcockiano, il meccanismo della suspence vanificato dal suo costante riproporsi, sempre uguale, per sempre. Un’entrata in azione/scena, sempre uguale a se stessa, senza fine e senza uno scopo, se non quello di muoversi e muoversi ancora, per poi fermarsi.” (AF)

Per la sua mostra personale da Peep-Hole Anna Franceschini ha realizzato una nuova opera filmica, The Stuffed Shirt. Il lavoro, il cui titolo in italiano potrebbe tradursi come Il Pallone Gonfiato, si rifà a unʼespressione idiomatica ormai poco utilizzata ed ha per protagonista un dressman, una macchina stiratrice automatica utilizzata nelle stirerie industriali per eliminare le pieghe da camicie e pantaloni. Il dressman riempie le camicie di vita fino a farle quasi esplodere, le spinge all’estremo limite, fino a una sorta di arresto cardiaco che provoca il collasso dell’indumento. Lʼartista usa la macchina da presa come un rianimatore, una sorta di dispositivo cuore-polmoni dellʼimmagine in movimento: attraverso una macchina – la cinepresa 16mm – per brevi e ripetuti istanti Franceschini restituisce una fugace umanizzazione a unʼaltra macchina – la stiratrice. Come nei vecchi trickfilm la ripetizione di un gesto portato al suo parossismo provoca ilarità e disagio allo stesso tempo. Si crea un’empatia con l’oggetto animato, ma anche una specie di timore per questa creatura semi-meccanica, semimorta, attore non umano dall’imbarazzante e ingombrante presenza. L’opera è composta da film girati in pellicola e riversati in digitale la cui componente sonora, puro field recording, lavorerà per sovrapposizioni andando a saturare vaporosamente lo spazio.

Anna Franceschini (Pavia 1979, vive e lavora a Bruxelles) ha conseguito, nel 2006, un Master in Televisione, Cinema e Produzione Multimediale presso L’università IULM di Milano e, successivamente, una borsa di ricerca post-laurea in Storia e Critica del Cinema Italiano. I suoi video e film sono stati selezionati in numerosi Festival di cinema tra i quali il 60ʼLocarno Film Festival (2008) e TFF/Torino Film Festival (2008). Ha preso parte a numerose mostre collettive tra cui: The Flying carpets, Villa Medici, Roma (2012), A text is a thing, Vistamare/Benedetta Spalletti, Pescara (2011), TheEleventh Hour, Futura, Praga (2011), Videoreport Italia 2008-09, GC.AC., Monfalcone (2010). Tra le mostre personali e duo shows si segnalano: Halation, Objectif Exhibitions, Anversa (2012), Subjective projektionen: Anna Franceschini, Bielefelder Kunstverein, Bielefelder (2012); Thea Ddjordjatze: quite speech in wide circulation / Screening room: Anna Franceschini, Kiosk Gallery – Gent (2011). Nel 2011 ha ottenuto la menzione speciale del premio Ariane de Rothschild, Milano; per il 2012 è la vincitrice del Premio Fondazione Casoli, Fabriano e del Premio New York. Residenze a cui ha preso parte includono la Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam (2009-2010), VIR / Viafarini In Residence, Milano (2011). Il suo lavoro fa parte di importanti collezioni pubbliche come quella del Museé National d’art Moderne / Centre Georges Pompidou, Parigi e il Museo MACRO, Roma.

01. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara

02. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara

03. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara

04. Anna Franceschini, The Stuffed Shirt, 2012. Installazione video a 3 canali e uno schermo hantarex. Courtesy Vistamare, Pescara

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