Corrado Levi
Corrado Levi è un personaggio poliedrico: architetto, teorico, critico, curatore, docente, libero pensatore e intellettuale colto. Ma Corrado Levi è anche e soprattutto artista, audace e spiazzante, la cui complessità linguistica e creativa è sintesi perfetta della molteplicità di esperienze che ha raccolto, fatto sue e restituito attraverso il contatto con differenti generazioni. In quello che lui stesso definisce “Curriculum scritto da sé medesimo” Levi dice di sé: “Nacque a Torino, visse anche a Milano, fu San Giovanni di Franco Albini, insegnò sofismi alla Facoltà di Architettura a Milano, scrisse d’arte e d’amore, cudì i giovani artisti a Milano e a New York, amò la contingenza, il paradosso, il nulla. Visse ancora”. A partire dagli anni Ottanta Levi è stato un grande animatore culturale a Milano, dove ha trasformato il suo studio di via San Gottardo in una palestra per giovani artisti, invitandoli ad esporre in mostre collettive e personali e facendo così di quel luogo il primo project space della città. Per tutto questo, uno spazio come Peep-Hole deve anche a una figura come Corrado Levi la sua esistenza e questa mostra è un modo per restituire, sia pur in minima parte, quello che lui ha dato agli spazi off e ai giovani artisti. Ma in onore a quel suo “visse ancora”, che rimarca la sua innata propensione per il futuro, la mostra vuole anche essere un’occasione per sottolineare il suo spirito di instancabile sperimentatore, di “giovane artista” capace di rinnovarsi ogni volta.
Invitato a relazionarsi con lo spazio di Peep-Hole, Corrado Levi presenta Quasi, autoamori di Johnny e Una poesia, un progetto sulla relazione tra erotismo e forma, poli fondamentali della sua ricerca artistica: “L’erotismo è cosa instabile, richiede movimento psichico e fisico, finisce e si rinnova daccapo, come senza tempo. L’oggetto della mostra è erotismo puro: senza Edipo, è metafora di piacere inutile ed indispensabile. La forma è l’altro polo: tende ad essere, comunicare, essenza e speranza di permanenza.” (C.L.)
Appesi ad un filo che attraversa diagonalmente la stanza, 28 disegni tracciano nello spazio una linea che è anche “segno”, nel frammento e nella sua totalità. Ogni foglio riporta un’immagine astratta sul fronte e una nota con commento, data e ora sul retro. Testo e immagine si alternano e si rincorrono in un doppio registro in cui il disegno sembra avere una natura calligrafica e la scrittura sembra diventare disegno, come pagine di un diario nel quale l’immagine finisce dove inizia la parola e viceversa. La stessa idea di astrazione ritorna nella poesia a parete. Le tre frasi di cui si compone sono indizi con cui Corrado Levi allude ad una storia senza raccontarla, restituendo un’immagine di sé nel segno di quella leggerezza che da sempre ama e ricerca.