Formafantasma

Anno Tropico
2016/03/19

Anno Tropico apre per la prima volta la programmazione di Peep-Hole al design, esplorando i territori liminari tra questa disciplina e le ricerche artistiche contemporanee. La pratica di Formafantasma è caratterizzata da una profonda attenzione per le implicazioni storiche, politiche e sociali del design e da un approccio critico ai materiali e al loro impiego nella produzione. La loro ricerca rappresenta un’interessante fusione tra due scuole di design dalla forte identità: quella Italiana, legata a una idea di artigianalità e tradizione, e la Scuola olandese che concepisce il design come una disciplina artistica basata su ricerca e innovazione. 

La mostra concepita per Peep-Hole è incentrata sul recente interesse dei designer per le qualità funzionali ed espressive della luce e presenta una serie di opere realizzate con diverse tecniche e materiali, insieme a un’installazione site-specific che traspone le loro sperimentazioni su scala architettonica. L’intero progetto si inscrive all’interno di un intervento ambientale che, attraverso la costruzione di pareti-diaframma in corrispondenza di alcune finestre, scherma e modula l’intensità della luce diurna. La natura di questo lavoro trasforma non solo l’architettura ma il funzionamento stesso dello spazio espositivo, i cui orari di apertura varieranno in rapporto ai cambiamenti stagionali della luce. Intesa come un “materiale”, la luce è al centro di un complesso processo di ricerca che indaga il rapporto tra luce naturale e artificiale, e passa dal riferimento ai tradizionali sistemi unplugged, fino ad arrivare alle innovazioni contemporanee nell’illuminazione led e nell’ottica. Il percorso espositivo si articola su diversi livelli. Disegni, modelli di studio e un video dialogano con una selezione di oggetti finiti, tutti concepiti nell’ultimo anno. Questi oggetti segnano un importante passaggio nella pratica dei designer, più vicina adesso alla sfera industriale che a quella artigianale, allo stesso tempo i modelli di studio confermano come la loro pratica e il loro approccio siano sempre fondati sull’intuizione e la ricerca. I modelli raccontano il percorso che precede l’ideazione degli oggetti finiti: vetri dicroici, luci a led, lenti ottiche e uno specchio parabolico, assemblati con materiali industriali come mattoni e aste in ferro, modellano la luce disegnando nello spazio riflessi e ombre.

Alle pareti render 3D che riproducono particolari degli oggetti in mostra, si sovrappongono a grafici e dati numerici disegnati a matita. I dettagli delle lampade sono isolati e descritti in punti di vista ravvicinati e inusuali, mentre le linee che ne definiscono le forme sembrano prolungarsi e divenire ipotetici assi di diagrammi che alludono ad un esponenziale consumo energetico: la modellazione digitale non viene utilizzata come strumento di simulazione e chiarezza, rendendo al contrario gli oggetti appena riconoscibili se non vagamente grotteschi. Più che avere uno scopo informativo su questioni legate alle problematiche ambientali, le composizioni e i dati hanno il chiaro scopo di mettere in relazione la professione del designer e la sua implicita partecipazione al consumismo e allo sfruttamento delle risorse naturali. Se non nelle intenzioni di certo nel risultato, tutti gli oggetti finiti presenti in mostra si collocano in una dimensione liminare tra opera e oggetto, nella misura in cui si confrontano, da un punto di vista formale e dei materiali impiegati, con le specificità del linguaggio scultoreo: l’astrazione e la geometria di forme assolute che rimandano a quelle archetipiche di un artista come Brancusi, si accompagnano all’utilizzo di uno dei materiali più tradizionali della scultura come il bronzo, impiegato però per le sue caratteristiche intrinseche di pesantezza e capacità riflettente. 

Formalmente la maggior parte degli oggetti è progettata a partire da cerchi e strutture circolari, a ricordare gli anelli astronomici e la sfera armillare usata in passato per seguire le trasformazioni del cosmo. Questo ci riconduce all’opera video che, installata alla fine del percorso espositivo, ne restituisce i presupposti teorici. In Anno Tropico luci e ombre astratte si alternano alla visione di elementi più familiari, come il gesto di una mano che muove degli oggetti: gli esperimenti effettuati dai designer nel loro studio mentre familiarizzano con questa nuova materia, sono accompagnati da una voce fuoricampo che descrive i fenomeni luminosi a livello cosmologico. L’audio, tratto da un testo scritto insieme a Edoardo Tescari, astronomo dell’Università di Melbourne, sposta l’argomento su un piano più filosofico e esistenziale. Il video diventa un compendio di quel continuo alternarsi fra universale e particolare, ispirazione e progetto, idea e materia che contraddistingue tutto il percorso espositivo. In questa dialettica si articolano e rivelano anche le ragioni della mostra: restituire il processo che sta alla base della creazione di un oggetto. 

Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980) sono Studio Formafantasma, un duo di designer italiani con sede ad Amsterdam. Si sono laureati all’IM Master Course alla Design Academy di Eindhoven nel 2009. I loro lavori sono stati presentati e pubblicati a livello internazionale e fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche come MoMA di New York, Stedelijk’s-Hertogenbosch, Metropolitan Museum di New York, Mak Museum di Vienna, Victoria and Albert Museum di Londra, MUDAC Lausanne, Mint Museum of Craft and Design in North Carolina, Chicago Art Institute, e il Textiel Museum in Tilburg. I Formafantasma insegnano al ‘Well Being’ Department presso la Design Academy di Eindhoven.

La mostra è realizzata grazie alla collaborazione di Fonderia Artistica Battaglia, Milano, Galleria Giustini Stagetti, Roma

Con il supporto di Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, Roma, Consolato Generale dei Paesi Bassi, Milano

Download HY IN MILAN 6 april

01. Formafantasma, Anno Tropico
Veduta della mostra
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

02. Formafantasma, Reflection - Test 2, 2016
luce LED, ottone, ferro
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

03. Formafantasma, Anno Tropico
Veduta della mostra
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

04. Formafantasma, Parabolic mirror - Test 5, 2016 (particolare)
Alluminio, vetro, iPhone, cristallo, travertino, mattone refrattario, matita
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

05. Formafantasma, Shadow - Test 3, 2016
luce LED, bronzo, ferro, mattone refrattario, fascia elastica, legno
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

06. Formafantasma, Anno Tropico
Veduta della mostra
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

07. Formafantasma, Biconvex Lenses - Test 1, 2016 (particolare)
luce LED, ferro, cemento, lente in policarbonato, gomma, matita
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

08. Formafantasma, Colour - Test 7, 2016
luce LED, vetri dicroici, cemento, lente in policarbonato, gomma, matita
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

09. Formafantasma, Colour - Test 3 e 7, 2016
luce LED, vetri dicroici, cemento, lente in policarbonato, gomma, matita
Courtesy Formafantasma
Ph Laura Fantacuzzi – Maxime Galati-Fourcade

X