Heike-Karin Föll, Ken Okiishi, Robin Bruch

During the Second World War, a British sergeant ...
2012/07/14

“During the Second World War, a British sergeant piloting a Kittyhawk fighter plane disappeared in the Sahara Desert. Now employees of an oil company have come upon the plane’s remains within the shifting Egyptian sands. To the joy of historians, the aircraft is astonishingly well-preserved and reveals a great deal about its pilot’s fight for survival.”

La mostra è nata da una conversazione con David Lieske sui limiti determinati dai tempi ristretti dell’exhibition making. L’arte e la sua critica sembrano vivere una dimensione temporale di costanti mini-crisi: la produzione di mostre, opere e testi si è trasformata in un modo di operare costantemente “ad hoc” che esercita una sottile, ma allo stesso tempo assillante, pressione. Non è facile dire se si tratti esclusivamente di cattiva organizzazione o di un sistema che strutturalmente richiede una mentalità da “ultim’ora”, fornendo solo occasioni last-minute. Per certi versi le condizioni istituzionali sono diventate così fragili che la possibilità di una “discontinuità” improvvisa si ripercuote costantemente sul lavoro di tutti. Un’opportunità si crea e, come un buco, ha bisogno immediatamente di essere sostanziata. 

I lavori di Heike-Karin Föll presentati in mostra esistono solo grazie al rifiuto ostinato di un così rapido meccanismo di produzione e visualizzazione. I suoi libri sono infatti il risultato di lunghi procedimenti realizzativi, in alcuni casi veri e propri processi di creazione e selezione a lungo termine, durante i quali l’artista raccoglie materiali iconografici, disegna schizzi, archivia i suoi sogni, crea liste di autori, artisti e amici, ritaglia immagini dai suoi romanzi e poemi preferiti, crea sfumature di blu scintillante aggiungendo smalto per unghie all’inchiostro, realizza fotocopie o continua semplicemente a scrivere il suo diario. Ne risultano delle serie di fragili eventi visuali (pagine), rilegati all’interno del solido contesto di un libro, in bilico tra l’essere “solo per i suoi occhi” e la volontà di essere esibiti. Anche se non interamente pensati per la contemplazione dell’altro, essi ne reggono lo sguardo e con costante delicatezza hanno a che fare, molto chiaramente e ambiziosamente, anche con il gusto e l’erudizione. L’opera di Ken Okiishi è composta dalle riproduzioni di immagini pubblicate sul sito streeteasy.com che mostrano un appartamento di Manhattan, un tempo studio di Marcel Duchamp (ora in vendita, o almeno lo è stato fino a poco tempo fa). Le foto sono installate su un muro dipinto in chroma green, un colore ottimizzato per essere rimosso digitalmente dalla riproduzione video o fotografica dell’intero lavoro. L’opera traccia un filo sottile tra una strategia che potrebbe aver avuto origine nell’“institutional critique”, ossia l’esplorazione dell’implicazione dell’arte con l’economia (pare che Duchamp avesse ottenuto il diritto di usare lo studio in cambio del Grande Vetro, così almeno vuole la leggenda), e un evidente sfruttamento della fama critica accumulata attorno al nome “Duchamp”. Attraverso la formula della “ripartizione” ottimizzata ai fini della riproduzione visiva, questo lavoro adotta apertamente e tematizza le forme di decontestualizzazione tipiche dell’appropriazione intellettuale, che fatalmente prevalgono in ampi settori della critica e della fruizione artistica correnti. Qui, opportunismo e criticità si apparentano. Riguardo i lavori di Robin Bruch non servirebbe aggiungere nulla a quanto scritto da Megan Sullivan sul Levana Magazine: “Pur provenendo dal Bennington College dove Clement Greenberg e Kenneth Noland stavano formalizzando il Formalismo, l’attitudine di Bruch sembra essere pubescente, volubile, proto-femminista. I lavori di Robin Bruch sono come una declinazione psicologica del color field painting, dove il dubbio, l’autoironia e l’insicurezza trovano la loro forma, rimanendo tuttavia audaci e provocatori. Quarant’anni dopo la loro produzione, guardiamo queste immagini e scopriamo che assomigliano alle opere di Mary Heilmann, nella loro trasgressione gestuale dell’attitudine modernista, e ci rivelano una strana, perfino biomorfica geometria che ricorda l’umorismo disturbante di Philip Guston. L’opera di Robin Bruch vive la contraddizione di essere ostinatamente non-impegnata, anche se magistralmente realizzata attraverso semplici gesti e l’utilizzo sapiente dei colori.” Philipp Ekardt

Heike-Karin Föll è nata nel 1967 a Bad Cannstatt, Germania. Vive e lavora a Berlino. Ha partecipato a numerose mostre collettive, quali: The Happy Fainting Of Painting, Zwischen Bild und Buch, Materialsammlung Malerei Heute, Berlino (2012); fotofortokyo, Galerie Krise, Tokyo (2011); HUMAN VALLEY, Autumn: „l’amour en e majeur“, suivi de village à trois: ménage bête; a proposition by Heike-Karin Föll, Jean-Michel Wicker and Gregorio Magnani, Kunsthalle Zürich, Zurigo (2011); Mapping the Studio, Berlino (2005); Sympathie, Montparnasse, Berlino (1999);Sex and Space, Shedhalle, Zurigo (1995).

Ken Okiishi è nato nel 1978 a Ames, Iowa. Vive e lavora a New York e Berlino. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo: (Goodbye to), Take Ninagawa, Tokyo (2012); Gino / Marcel Duchamp on Streeteasy.com, Mathew, Berlino (2012); (Goodbye to) Manhattan, Alex Zachary, New York (2010). Ken Okiishi ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive, tra le quali: I don’t know if it makes any sense – I feel quite dizzy and a little drunk due to the blow. I will return with more info shortly…, IMO, Copenaghen (2011); Head-Wig (A portrait of an exhibition), Camden Arts Centre, Londra (2009); Evas Arche und der Feminist, Contemporary Art Museum St. Louis (2009); Between the Lines, Daniel Reich temporary space at the Chelsea Hotel, New York (2006), Nowojorskie Porno, Foksal Gallery Foundation, Varsavia (2004).

Robin Bruch è nata nel 1948 a Cleveland, Ohio. Vive e lavora a New York. Le sue mostre personali più recenti includono: Eye Play, Rebecca Ibel Gallery, Columbus, Ohio (1999); 55 Mercer Street, New York (1996); Hadler/Rodriguez Galleries, Houston, Texas (1984). Robin Bruch ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive, tra le quali: Painting Now and Forever, Pat Hearn & Matthew Marks Gallery, New York (1998); Abstract Women, Ibel Simeonov, Columbus, Ohio (1998), Cheekwood Museum of Art, Nashville, Tennessee (1995); About Place: Contemporary American Landscape, P.S.1, Long Island City, New York (1985); Biennial Painting Exhibition, Whitney Museum, New York (1975).

Philipp Ekardt è critico e storico d’arte. Vive a Berlino.

01. Veduta della mostra

02. Da sinistra: Ken Okiishi, Marcel Duchamp's studio on Streeteasy.com (probably been engineered that way by spiteful people), Permutation 4, 2011-2012
Heike-Karin Föll, N° 60 Park, 2012, carta, inchiostro, testo, fotografie, oggetti trovati

03. Veduta della mostra

04. In primo piano: Heike-Karin Föll, N° 68 Fame, 2012 e N° 55 Diamonds, 2012
Carta, inchiostro, testo, fotografie, oggetti trovati

05. In primo piano: Ken Okiishi, Marcel Duchamp's studio on Streeteasy.com (I am extremely sorry, after having promised to help you decorate the tea room, to have to withdraw my promise), Permutation 4, 2011-2012

06. Robin Bruch
Untitled, 1987, acrilico e pigmenti su carta, 66 cm x 66 cm
Untitled, 1975, tempera e inchiostro su carta, 39 x 26 cm

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